Spiritualità

Francesco d'Assisi riassume con le seguenti parole il suo ideale di vita: "La regola e vita dei Frati è questa, cioè vivere in obbedienza, in castità e senza nulla di proprio, e seguire la dottrina e l'esempio del Signore nostro Gesù Cristo, il quale dice: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e poi vieni e seguimi" e: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua"" (Regola non bollata I,1-3). Egli pone dunque al centro del suo itinerario spirituale ed esistenziale il Vangelo di Gesù, che significa per lui imitazione radicale di quanto Gesù Cristo ha vissuto, detto e fatto. Pochi mesi prima della sua morte, nell'autunno 1226, Francesco ricorda la medesima esigenza fondamentale che ha ispirato la sua intera esistenza: "E dopo che il Signore mi dette dei Frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ed io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la confermò" (Testamento 14-15). Per Francesco, nel nome della conformità a Gesù, la fedeltà al Vangelo va di pari passo con la fedeltà alla chiesa e alla sua autorità legittima, cioè a Papa, vescovi e presbiteri.

Fu all'insegna della radicalità dell'imitazione dell'esempio di san Francesco che ebbe inizio, nel 1525, la riforma cappuccina. Fra Matteo da Bascio, che diede vita all'Ordine, faticava infatti ad accettare il lassismo che si era instaurato - come diverse altre volte nel corso dell'intricata storia dei Frati Minori - tra i suoi confratelli. Alla base del suo impulso riformatore ci furono dunque, da un lato, la scoperta di un'antica immagine di san Francesco, ma soprattutto del suo "Testamento" e della sua "Regola di vita negli eremi", che manifestavano il suo ardente desiderio di vivere nella povertà più assoluta ("senza nulla di proprio" e "come stranieri e forestieri nel mondo"). La protezione ricevuta da fra Matteo e dai suoi due primi compagni Ludovico e Raffaele da Fossombrone presso gli Eremiti Camaldolesi ispirò la tendenza eremitica presente almeno sino al XVII secolo nel nuovo Ordine. Da qui venne pure l'insistenza sulla preghiera, la contemplazione e l'austerità dello stile di vita, quali fondamenti spirituali dell'attività pastorale e sociale dei Frati. Tutto ciò era già espresso negli "Ordinamenti di Albacina" del 1529 e nelle "Costituzioni" del 1536, che tra l'altro proibivano di accettare offerte e doni d'ogni sorta, d'assumere incarichi onorifici, di possedere case, libri, terreni e persino animali domestici, mentre chiedevano di vivere di lavoro e questua.

Grazie all'impegno profuso per gli ammalati di peste, un po' ovunque in Europa, ma pure alla loro prossimità con la gente semplice, i Cappuccini si meritarono il titolo di "Frati del popolo". Anche in Svizzera, essi beneficiarono di rapporti diretti e intensi con popolazione e autorità, che consentirono loro non da ultimo di essere in gran parte risparmiati dall'ondata di soppressioni dei conventi ed espulsioni dei religiosi stranieri ai tempi della Rivoluzione liberale (1848).

Come tutti gli altri Ordini e Congregazioni, anche i Cappuccini s'impegnarono nella revisione delle loro "Costituzioni", secondo i dettami del concilio Vaticano II e le esigenze imposte dai profondi cambiamenti intervenuti negli ultimi decenni nella società e nella chiesa, dal dialogo ecumenico e interreligioso e dal pluralismo culturale che caratterizza il mondo contemporaneo.